Jakarta (Indonesia), 18 febbrio 2013
Giudico la diversita’ linguistica un’immensa ricchezza, ma spero che
arrivi presto il giorno in cui tutti possiederanno anche una chiave
linguistica comune, che permetta ad ognuno di comunicare globalmente con
chiunque altro.
Che si tratti dell’inglese o dell’aramaico a mio avviso fa poca
differenza, ma se proprio dovessi scegliere, per dire, se si facesse un
referendum per decidere quale debba essere la lingua universale, il mio
voto andrebbe all’indonesiano (lo so che in Malesia e Singapore la
lingua e’ quasi la stessa, ma in Indonesia ha un suono piu’ dolce).
Voterei l’idonesiano per la sua semplicita’. Sicuramente ci sono differenze che io non conosco tra quello parlato per strada e quello usato nei circoli letterari, ma almeno nel suo livello base si tratta in generale di una lingua piuttosto semplice dal punto di vista grammaticale, lessicale e anche fonetico (sono chiaramente condizionata dall’italiano, soprattutto per quanto riguarda la fonetica).
Voterei l’idonesiano per la sua semplicita’. Sicuramente ci sono differenze che io non conosco tra quello parlato per strada e quello usato nei circoli letterari, ma almeno nel suo livello base si tratta in generale di una lingua piuttosto semplice dal punto di vista grammaticale, lessicale e anche fonetico (sono chiaramente condizionata dall’italiano, soprattutto per quanto riguarda la fonetica).
Mi piace innanzitutto perche’ funziona per campi semantici. Ad esempio: STRADA si dice jalan. STRADA, VIA, SENTIERO, ANDARE, PASSEGGIARE, BUON VIAGGIO, si traducono rispettivamente jalan, jalan, jalan, jalan, jalan-jalan, salamat jalan.
Per quanto riguarda la grammatica, prendiamo la formazione del plurale: a meno che non si sappia il numero esatto o si usino quantificativi tipo tanti, un sacco di, un fottio, ecc.. basta ripetere la parola. FIORE: bunga. FIORI? bunga bunga. PERSONA: orang. GENTE? orang orang.
E i verbi. Uno a caso: DORMIRE. All’infinito diventa tidur. Alla prima, seconda e terza persona singolare e plurale dell’indicativo presente rimane tidur. Congiuntivo imperfetto, trapassato prossimo, futuro anteriore, gerundio presente: tidur.
Per quanto riguarda la grammatica, prendiamo la formazione del plurale: a meno che non si sappia il numero esatto o si usino quantificativi tipo tanti, un sacco di, un fottio, ecc.. basta ripetere la parola. FIORE: bunga. FIORI? bunga bunga. PERSONA: orang. GENTE? orang orang.
E i verbi. Uno a caso: DORMIRE. All’infinito diventa tidur. Alla prima, seconda e terza persona singolare e plurale dell’indicativo presente rimane tidur. Congiuntivo imperfetto, trapassato prossimo, futuro anteriore, gerundio presente: tidur.
Posso immaginare che tutto questo porti delle complicazioni se
rapportato ad altre lingue, mi chiedo ad esempio come facciano a
tradurre Schopenhauer o anche solo una Carmen Consoli, per non andar
troppo lontano; ma di per se’ l’indonesiano funziona ne’ meglio ne’
peggio della piu’ complessa delle lingue.
E oltretutto non manca di poesia. Adoro il fatto che si usi la stessa parola per MESE e LUNA: bulan. O che SOLE si traduca matahari, che non e’ altro che un composto di mata, OCCHIO, e hari, GIORNO: l’occhio del giorno. Oppure (questo e’ geniale!) NEO: tailalat; dove lalat significa MOSCA e tai, CACCA.
Non posso impedirmi di pensare a cosa sarebbe accaduto a Marilyn
Monroe se ai suoi tempi l’indonesiano fosse gia’ stato la lingua
universale (come ben presto sara’). Avrebbe avuto tutto il successo che
ha avuto? Sarebbe stata eletta a sex symbol? Avrebbero scelto lei per
cantare Happy Birthday Mr President a Kennedy? Con quell’enorme tailalat sulla faccia?? Non credo proprio…
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