Wednesday, February 27, 2013

Puro pensiero





Ruteng (Indonesia), 4 febbraio 2013

Diciamolo, Flores e’ proprio bella. Di una bellezza autentica data dal fatto di non essere stata completamente soggiogata dall’uomo. Non ancora, perlomeno.
Certo, ci sono delle infrastrutture che fanno si’ che sia un’isola abitabile secondo gli standard del nostro secolo; ma la natura ha ancora la meglio e l’atteggiamento piu’ diffuso (fanno eccezione le poche citta’) e’ quello di adattarsi alle sue regole piuttosto che imporre la proprie. Sulla costa si vive in case di bamboo perche’ se proprio deve arriare uno tzunami, e’ meglio non avere del cemento che ti cada addosso; in alte zone le abitazioni sono costruite secondo la logica, basta che tenga fino alla prossima eruzione;



 le strade non sono piu’ larghe del minimo indispensabile e la foresta se le ingloba ogni giorno di piu’, fino a divorarne un pezzetto franandoci sopra o scavando dal basso… tutto e’ matenuto a un livello piuttosto basico perche’ tutto va comunque continuamente ricostruito partento quasi da zero.
Le citta’ (la maggior parte delle quali considerabili paesi) in cui l’uomo e’ riuscito ad affermare il proprio spazio spttraendolo ad una natura incontenibile, si possono davvero contare sulle dita della mano destra: Maumere, Ende, Labuan Bajo, Larantuka, Ruteng, Bajawa… be’, un piccolo prestito dalla sinitra.
Durante gli spostamenti in bus o in bemo, su questi saliscendi di strade soffocate dal verde, guardo fuori dal finestrino per non perdere i momenti in cui il fogliame si apre e si vedono i profili delle colline come le pieghe di una coperta su un letto disfatto, volendo prendere in prestito un’immagine di Krakauer, che si allungano fino a tuffarsi nel mare. Guardo fuori dal finestrino e penso.


Se fossi puro pensiero, partirei dal centro del cratere dell’Egon Volcano, che ribolle in attesa del prossimo via, mi lancerei verso il cielo tra i fumi come una bomba vulcanica e poi giu’ in picchiata come un rapace; attraverserei cosi’ la foresta, dove tronchi altissimi spingono rami a cercare la luce oltre il fitto fogliame piu’ basso; sfreccerei tra la caotica geometria delle foreste di bamboo e sempre piu’ giu’, tra le foglie di lama dei palmeti e poi, di colpo, luce. Un bagliore di sabbia bianca e tenue azzurro. Ma proprio solo un attimo. Poi solo blu intenso. Fino alla fine.


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