Ciampea (Indonesia), 29 dicembre 2012
Passo il weekend a Ciampea, il villaggio natale di Jeni. Villaggio
fino a qualche anno fa, ora si e’ trasformato in un paese neanche tanto
piccolo, dove nuove abitazioni crescon come funghi. “Questa e’ nuova.
Quella pure. Quella fino all’anno scorso non c’era” mi spiega Franck,
mentre mi guida in una passeggiata lungo la stradina che attraversa il
paese. Lo ascolto attenta, lo seguo nei sentieri che si perdono tra i
campi, la sua voce pacata mi racconta i raccolti degli anni passati, la
rotazione delle piantagioni “Qui l’anno scorso era riso, quello prima
tapioca”.
E’ stagione delle piogge, il cielo e’ sempre sull’orlo del pianto, ma
riesce quasi sempre a trattenersi fino al pomeriggio; nell’aria si
percepisce quell’energia concentrata da bassa pressione e la terra e’
un’esplosione incontenibile di verde. Mi ritrovo a ripensare a mio zio
Manos, a quella volta che per spiegare quanto e’ ricco il Congo non ha
parlato dei diamanti, dell’oro o del coltan, ma ha detto soltanto: “In
Congo, se ti cade un seme, cresce una pianta”.
La casa ha due stanze, ma Jeni mi invita con una certa insistanza a dormire con loro. Non ne vedo il motivo, ma non mi oppongo. Poi da quel che dice credo di capire che non vuol che dorma da sola per via dei fantasmi. Cosi’ dormiamo tutti assieme in una sola stanza, su materassi posati a terra, nella notte afosa popolata di zanzare, animali notturni e spiriti. Proprio come in Congo.
La casa ha due stanze, ma Jeni mi invita con una certa insistanza a dormire con loro. Non ne vedo il motivo, ma non mi oppongo. Poi da quel che dice credo di capire che non vuol che dorma da sola per via dei fantasmi. Cosi’ dormiamo tutti assieme in una sola stanza, su materassi posati a terra, nella notte afosa popolata di zanzare, animali notturni e spiriti. Proprio come in Congo.
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