Bandung (Indonesia), 2 gennaio 2012
Sono arrivata a Bandung, famosa per l’outlet e per la presenza di
crateri vulcanici non molto distanti dalla citta’. Tutte le persone con
cui ho parlato in precedenza mi han detto che non ci sono mezzi pubblici
per raggiungere i vulcani e che e’ necessario affittare un’auto.
Bugia. I mezzi pubblici ci sono, basta cercarli. Mi avevano consigliato
di scegliere una guest house che si occupi di organizzare servizi
turistici in modo che possa aiutarmi ad affitare una macchina. La mia
guest house si limita ad organizzare il cambio delle lenzuola e la
pulizia dei bagni, per cui non ha problemi a darmi informazioni corrette
e disinteressate. Al mattino porgo in reception un foglietto con
scritto il nome del posto in cui voglio arrivare e me lo restituiscono
con i nomi delle fermate in cui devo cambiare autobus. Poi esco in
strada e gioco al pacco postale.
Gli autobus non sono proprio autobus, ma minivan colorati e le
fermate non sono proprio fermate ma alle volte stazioni degli autobus
(dei minivan) oppure qualunque posto in cui uno faccia cenno all’autista
di fermarsi. Ovviamente i colori dei minivan hanno un significato che
io non conosco. Il primo che fermo e’ sempre giallo.
Porgo all’autista il mio foglietto e via, pacco imbucato. Da li’
vengo sballottata di qua e di la’ senza che ci capisca in realta’
granche’; mi fan cenno di salire, di aspettare, di scendere, mi fan
capire che e’ il minivan sbagliato, fermano per me quello giusto… guardo
quanto pagano gli altri e pago di conseguenza, se tutti scendono scendo
anch’io e vedo cosa succede, perche’ siamo scesi? Pare che il minivan
sia rotto. Ne arriva un altro gia’ pieno oltre al massimo possibile e la
gente ci si infila dentro davanti ai miei occhi increduli… come fanno a
starci?? Sembra quello sketch in cui continuano ad uscire persone dalla
portiera aperta di un’auto piccolissima. Solo che l’auto e’ inquadrata
solo a meta’. Qua no. Nessuno esce dall’altra parte, si stanno davvero
ammassando buttandosi gli uni sugli altri, persone e bagagli… io aspetto
il prossimo. Che non ho mica fretta.
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