Friday, March 28, 2014

La fase psycho


Melbourne (Australia), 8 febbraio 2014

Se i turni di giorno sono tendenzialmente tranquilli, quelli di notte sono spesso un mortorio. Su un turno di dieci ore, il tempo che dedico all'assistenza puó essere concentrato in circa due ore, mezzora se ne va con la pausa, il resto del tempo lo passo seduta da sola in silenzio in una stanza buia con un unico compito: vegliare su un paziente che dorme.
Dato che l’unica cosa che mi si chiede di fare é rimanere sveglia, io impegno anima e corpo per lottare contro al sonno.
Mi sono comprata una lucina di quelle da pinzare al libro. Inizialmente leggo. Quando la lettura non è piú sufficiente a tenermi sveglia, scrivo. Quando anche la scrittura diventa uno stimolo troppo blando, passo alla fase psycho: i calcoli in colonna. 


Calcolo qualunque cosa. Spazio da questioni pratiche tipo quanto sarebbe in media il mio guadagno mensile se lavorassi un minimo di uno e un massimo di sei giorni a settimana, meno le trattenute, meno la media delle spese di trasporto, piú... a questioni di carattere piú filosofico e di intrattenimento generale, come i chilometri di filo interdentale che consumo approssimativamente in un anno.
La cosa sorprendente non è tanto che faccia le divisioni esattamente come alle elementari (cappellino sull’otto, ci sta due volte –e lo scriviamo sotto al tettuccio- col riporto di due, cappellino al contrario sul sei, lo facciamo scendere di un piano...), ma che ogni volta riesca sinceramente a convincermi di star calcolando qualcosa di utile. 

L’illusione svanisce e subito rinsavisco quando qualcuna delle infermiere entra in stanza; allora chiudo il quaderno di scatto fingendo disinvoltura come un adolescente beccato dalla prof a guardare un fumetto porno dietro al libro di storia. Perchè di una cosa sono sicura: se qualcuno trova il mio quaderno perdo il lavoro, sembra il maledetto taccuino di un serial killer!
Giá mi immagino cosa succederebbe: “Nicole, hai mica visto...?” “Sí??” “Perchè hai chiuso il quaderno di scatto? Stai nascondendo qualcosa?” “Chi? Io? No!” “Cosa c’è lí dentro?” “Oh! Intendi qui? Nulla! Solo... solo... un fumetto porno...” “Per un attimo avrei giurato che si trattasse di calcoli in colonna! Per questa volta voglio crederti, ma ti tengo d’occhio ragazza: non vogliamo serial killer qui dentro, chiaro?”

Forse  è il caso che inizi a bere caffè.

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