Ko Pha Ngan, 2 aprile 2012
Il mio coinquilino da viaggio ed io abbiamo affittato uno scooter e
stiamo girando l’isola cosi’ . La mattina puntiamo il dito a caso sulla
cartina e partiamo; poi, se non al primo, al secondo incrocio ci
sbagliamo e ci ritroviamo a seguire una direzione per il semplice fatto
che e’ quella in cui va la strada.Le strade sono un sali-scendi continuo, costeggiate da palme e, nei
punti piu’ turistici, da cartelli che indicanoi vari bungalows e
resorts. La maggior parte sono piste di cemento bianco, altre sono
scivoli di terra rossa che tagliano la giungla serpeggiando.
Dico scivoli perche’ e’ quel che effettivamente diventano con la pioggia: oggi, dopo il diluvio della notte, la ruota posteriore slittava a destra e sinistra tanto da dare l’impressione che lo scooter scondinzolasse; con il sedere sballottato di qua e di la’, non mi sono mai sentita cosi’ simile a Shakira. Nei punti piu’ ripidi, scendere e spingere a mano, con l’acceleratore a manetta, foglie di palma sotto le gomme per uscire dal pantano. Ma vuoi mica che basti come livello di disagio? Vuoi mica che non ti finisca la benzina quando sei a nonsoquantimacomunquetroppi chilometri dalla civilta’? Ce la siamo cavata con una mezzora di marcia e una lauta ricompensa a un signore motomunito che ci ha procurato 2litri di carburante. Dopo poco eravamo gia’ sulla via del ritorno, a spingere e cercare foglie di palma esattamente come all’andata. Una fatica porca, ma ad ogni cima raggiunta si vedeva il mare e ad ogni cima successiva il sole si faceva piu’ basso e il mare piu’ rosso e ogni volta ho pensato che ne valesse la pena.
Essendo su un’isola il mare e’ una presenza costante, te lo ritrovi di fianco dopo una curva, ti accompagna un pezzetto e poi sparisce, fino a sbucare all’orizzonte quando raggiungi la sommita’ di una salita. Il primo bagno e’ stato decisamente traumatico: e’ stato sulla striscia di sabbia che unisce Ko Phangan e Koh Ma (lascio i riferimenti GPS per gli appassionati di Google Earth). Bello il posto, bella la spiaggia, bella l’acqua, “Bello quel pesce!” “Dove?” “Li’ che si nasconde nella sabbia!” “Ah, si’! Ma… ce n’e’ un altro fermo vicino… e un altro… ma… non e’ un altro: e’ lo stesso che continua! E qui c’e’ la testa!!”. Obelix dice che doveva essere un tipo di pesce che non conosciamo. Io so solo che quel che ho visto era un fottutissimo serpente gigante e col cavolo che torno li’ a fare il bagno, ci vada lui a giocare al biologo marino con le anaconda!
Di animali se ne vedono parecchi: cani, rospi, camaleonti, bufali, elefanti, scimmie, lucertoloni giganti che ti attraversano la strada (“L’hai visto?? Un coccodrillo!!” “Ma no, si chiama Dragon de Komodo!” sara’, ma per quel che mi riguarda e’ uguale a un fottutissimo coccodrillo). La notte un Piccolo Coro dell’Antoniano di insetti ripopone i successi degli ultimi anni fischiando, ronzando, naccherando (ok, non esiste e non hanno delle nacchere, pero’ sembra!).
Nonostante il caldo umido ti tolga il fiato e ti sciolga in sudore, facciamo un sacco di camminate. Abbiamo fatto il trekking per (…GPS alla mano? Pronti? Via!) per Khao Ra. E’ un sentiero di due orette che si inerpica nella giungla. Ma giungla vera, come quella di Tarzan o di Mowgli, con le liane, i versi delle scimmie in lontananza e tutto il resto. Una natura cosi’ prepotente che divora se stessa: rampicanti come betulle, piante che affondano le radici su altre piante. Per non farci mancare nulla, l’ultimo chilometro del ritorno l’abbiamo fatto nel buio piu’ totale perche’ non ci siamo accorti di esser partiti troppo tardi e la notte ci e’ piombata addosso prima del previsto. Se fossi stata sola sarei morta; piu’ probabilmente per la paura che per altro. Invece Obelix aveva una torcia e, un passo alla volta, siamo riusciti a uscirne anche ridendo per l’assurdita’ della situazione e per la nostra stupidita’.
E’ cosi’. Arrivo a fine giornata esausta, ma rilassata e felice. C’e’ un ristorantino un po’ squallido in cui mi piace cenare. I tavoli sono sulla spiaggia. Finita la cena basta alzarsi, togliere maglietta e pantaloncini, percorrere i quattro metri di sabbia bianca che separano il tavolo dal mare… e si entra in un’acqua calda cosi’ trasparente che basta la luce della luna per vedere il fondo. Se si nuota un pochino si arriva davanti ai ristoranti, quelli belli, quelli con le terrazze tirate a lucido e le lanterne colorate… e il gioco di luci sull’acqua toglie il fiato. Dall’altra parte, le navi da pesca notturna accedono punti verdi all’orizzonte. E tu sei li’, nel mezzo.
Dico scivoli perche’ e’ quel che effettivamente diventano con la pioggia: oggi, dopo il diluvio della notte, la ruota posteriore slittava a destra e sinistra tanto da dare l’impressione che lo scooter scondinzolasse; con il sedere sballottato di qua e di la’, non mi sono mai sentita cosi’ simile a Shakira. Nei punti piu’ ripidi, scendere e spingere a mano, con l’acceleratore a manetta, foglie di palma sotto le gomme per uscire dal pantano. Ma vuoi mica che basti come livello di disagio? Vuoi mica che non ti finisca la benzina quando sei a nonsoquantimacomunquetroppi chilometri dalla civilta’? Ce la siamo cavata con una mezzora di marcia e una lauta ricompensa a un signore motomunito che ci ha procurato 2litri di carburante. Dopo poco eravamo gia’ sulla via del ritorno, a spingere e cercare foglie di palma esattamente come all’andata. Una fatica porca, ma ad ogni cima raggiunta si vedeva il mare e ad ogni cima successiva il sole si faceva piu’ basso e il mare piu’ rosso e ogni volta ho pensato che ne valesse la pena.
Essendo su un’isola il mare e’ una presenza costante, te lo ritrovi di fianco dopo una curva, ti accompagna un pezzetto e poi sparisce, fino a sbucare all’orizzonte quando raggiungi la sommita’ di una salita. Il primo bagno e’ stato decisamente traumatico: e’ stato sulla striscia di sabbia che unisce Ko Phangan e Koh Ma (lascio i riferimenti GPS per gli appassionati di Google Earth). Bello il posto, bella la spiaggia, bella l’acqua, “Bello quel pesce!” “Dove?” “Li’ che si nasconde nella sabbia!” “Ah, si’! Ma… ce n’e’ un altro fermo vicino… e un altro… ma… non e’ un altro: e’ lo stesso che continua! E qui c’e’ la testa!!”. Obelix dice che doveva essere un tipo di pesce che non conosciamo. Io so solo che quel che ho visto era un fottutissimo serpente gigante e col cavolo che torno li’ a fare il bagno, ci vada lui a giocare al biologo marino con le anaconda!
Di animali se ne vedono parecchi: cani, rospi, camaleonti, bufali, elefanti, scimmie, lucertoloni giganti che ti attraversano la strada (“L’hai visto?? Un coccodrillo!!” “Ma no, si chiama Dragon de Komodo!” sara’, ma per quel che mi riguarda e’ uguale a un fottutissimo coccodrillo). La notte un Piccolo Coro dell’Antoniano di insetti ripopone i successi degli ultimi anni fischiando, ronzando, naccherando (ok, non esiste e non hanno delle nacchere, pero’ sembra!).
Nonostante il caldo umido ti tolga il fiato e ti sciolga in sudore, facciamo un sacco di camminate. Abbiamo fatto il trekking per (…GPS alla mano? Pronti? Via!) per Khao Ra. E’ un sentiero di due orette che si inerpica nella giungla. Ma giungla vera, come quella di Tarzan o di Mowgli, con le liane, i versi delle scimmie in lontananza e tutto il resto. Una natura cosi’ prepotente che divora se stessa: rampicanti come betulle, piante che affondano le radici su altre piante. Per non farci mancare nulla, l’ultimo chilometro del ritorno l’abbiamo fatto nel buio piu’ totale perche’ non ci siamo accorti di esser partiti troppo tardi e la notte ci e’ piombata addosso prima del previsto. Se fossi stata sola sarei morta; piu’ probabilmente per la paura che per altro. Invece Obelix aveva una torcia e, un passo alla volta, siamo riusciti a uscirne anche ridendo per l’assurdita’ della situazione e per la nostra stupidita’.
E’ cosi’. Arrivo a fine giornata esausta, ma rilassata e felice. C’e’ un ristorantino un po’ squallido in cui mi piace cenare. I tavoli sono sulla spiaggia. Finita la cena basta alzarsi, togliere maglietta e pantaloncini, percorrere i quattro metri di sabbia bianca che separano il tavolo dal mare… e si entra in un’acqua calda cosi’ trasparente che basta la luce della luna per vedere il fondo. Se si nuota un pochino si arriva davanti ai ristoranti, quelli belli, quelli con le terrazze tirate a lucido e le lanterne colorate… e il gioco di luci sull’acqua toglie il fiato. Dall’altra parte, le navi da pesca notturna accedono punti verdi all’orizzonte. E tu sei li’, nel mezzo.
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