Pai (Thailand), 20 aprile 2012
Oggi, ultimo giorno a Pai, mi sono alzata all’alba e mi sono lanciata
da sola in una passeggiata nella foresta per raggiungere una cascata. 7
Km di sentiero lungo il fiume, un percorso non impegnativo. Ho
camminato le prime due ore canticchiando felice, che a vedermi da fuori
ci si sarebbe chiesti dove fosse il cestino di vimini con la crostata
per la nonna. Raggi di luce tra il fogliame, uccellini, lucertoline,
anche ragni enormi e zanzare, ma che vuoi farci? E’ la foresta!
Ad un certo punto, sull’altra riva del fiume, vedo un serpente nero,
snello, di una cinquantina di centimetri che striscia a nascondersi.
E’ sempre poco piacevole vedere un serpente, ma non e’ certo un segreto
che ce ne siano. D’altronde, che vuoi farci? E’ la foresta! Continuo
la mia passeggiata cercando di non pensarci troppo: non voglio
rovinarmi l’umore. Dopo un’altra mezzora, succede il fattaccio: lui e’
sul sentiero. Mi sente e si muove. Allora io lo vedo e urlo. Quindi lui
scappa e io posso vederlo per intero: un metro e mezzo di serpente
verde-grigiastro del diametro di un mio braccio, che si allontana
veloce, ma quasi goffo talmente e’ grosso. E giuro, sono sicura, non era
meno di un metro e mezzo. E’ la foresta… e’ la foresta un cavolo! Si
parla di reazione di tipo attacco o fuga, ma nella realta’ il cervello
opta spesso per una versione piu’ ludica, una sorta di “uno, due, tre,
stella”: “uno, due, tre… adrenalina!” e non ci si puo’ piu’ muovere.
Rimango bloccata, tutta contratta, chiusa su me stessa. La mente torna
lucida per prima e inizio a trattarmi come se il mio corpo non fosse
mio: ok, prenditi il tempo necessario, non c’e’ fretta, non c’e’ bisogno
di aprire le mani adesso, di rilassare i bicipiti, vuoi stare cosi’?
Stai cosi’, aspettiamo che il cuore rallenti, ora passa… e in effetti
passa, torno gradualmente in controllo di me stessa. Non senza indugio,
provo a proseguire, non vedo motivi razionali per cui non dovrei farlo,
ma sono impregnata di terrore. Perche’ non si e’ nascosto prima? Perche’
non mi ha risparmiato di doverlo vedere? Lo odio per la paura che mi ha
lasciato addosso: non ho mai avuto la fobia dei serpenti, non voglio
cominciare adesso, stavo bene anche senza, davvero, il mondo era un
posto tutto sommato vivibile quando i rami erano rami, le radici radici e
le lucertole lucertole… ora sono tutti serpenti.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhSQ3rM5ffJex8v-hu9SrDdgzxx0NVqw7HHANmJ3jpxkuWHXlHWvvVUE95bfzCCa8W1GQ48dAKpSdcVA6FsUDr8d7wOGtuGdoXPZUvk9lE5aUdr3m188EUNKNnQV6YxsbdQ2C_J57QvAA/s400/Picture+276.jpg)
Siamo
arrivati alla cascata, abbiamo nuotato, diviso il pranzo parlando di
fotografia e siamo rientrati perdendoci in una foresta di bamboo. Ha
voluto accompagnarmi a casa sulla sua bicicletta, dicendo “Abbiamo avuto
buona strada assieme, bisogna finire assieme!” alla faccia della buona
strada! Ho le gambe piene di lividi e tagli! Be’, un motivo in piu’ per
accettare il passaggio.
In seguito ho cercato di informarmi e mi e’ stato detto che poteva
trattarsi si un pitone (Io non ne so niente, ma NON era un biscione
d’acqua, ne ho gia’ visti e sono sicura che non lo fosse. Magari!). Il
lieto fine e’ che non ho sviluppato nessuna fobia, e’ stato solo un
brutto spavento. Sicuramente non l’avrei vissuta cosi’ male se non fossi
stata da sola… con quale facilita’ ci facciamo scudo della sicurezza
altrui! O anche solo della presenza di un altro essere umano.
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