Pai (Thailand), 19 aprile 2012
Ho passato una notte insonne a Ko Lanta, rimproverandomi di aver
dedicato troppo tempo al sud della Thailandia. Avrei dovuto pianificare
meglio , avrei dovuto evitare Ko Phi Phi… Presa dall’ansia di non avere
abbastanza giorni per visitare il nord, data l’imminente scadenza del
visto, l’indomani ho comprato un biglietto, ho salutato Obelix e ho
iniziato a risalire il Paese. A meta’ strada, giocherellando con il
passaporto tra le mani, mi e’ caduto l’occhio sulla data di scadenza del
visto: 20 maggio. Maggio. Maggio?? Non aprile: maggio! Tra un mese! Ho
passato una seconda notte insonne in pullman, rimproverandomi di non
aver controllato prima il passaporto. Avrei potuto visitare quell’altra
isoletta, avrei potuto salutare Obelix con piu’ calma… il condizionale
alle volte e’ piu’ forte di qualunque caffe’ e il debito di sonno pesa
addosso piu’ di qualunque zaino. Non so a cosa fosse dovuta questa
urgenza di spostarmi, di non sprecare tempo; mi sono data la spiegazione
che ogni donna tiene pronta in borsetta (e generalmente e’ quella
giusta): sara’ il ciclo. Quale momento del ciclo non ha importanza, e’
un jolly sempre valido.
Non volendo cadere nella logica dello spostamento compulsivo tipico
dei 15 giorni di ferie, ho attuato una terapia d’urto e mi sono
obbligata a fermarmi qualche giorno a Pai, una cittadella tranquilla a
nord-ovest. Cosi’, eccomi qua. Sono state giornate calme, spese tra le
stradine di campagna e le viuzze della citta’ , dove mi sono impegnata a
collezionare piccole abitudini che fanno tanto vita di paese. Ho
affittato il mio primo motorino da sola e l’ho guidato con l’entusiasmo
di una quattordicenne; colonna sonora: The Doors, Riders on the Storm,
che non c’entra niente, ma ha il mood giusto per i miei 40 all’ora
fissi. Tutto attorno, campi, piccoli villaggi e montagne all’orizzonte.
La Valchiusella, isomma.
Rimarro’ qui ancora un giorno, poi mi spostero’ in Laos. Ho deciso di
entrarci facendo un viaggio di due giorni in barca sul Mekong. Mi
aspetto qualcosa di molto turistico: credo che solo in vacanza si possa
decidere di buttare via due giorni per fare lo stesso percorso che via
terra si farebbe in una giornata. Spendendo probabilmente la meta’. Ma
pazienza: mi piace l’idea di entrare in un nuovo Paese lentamente,
seguendo il percorso imposto dal fiume… c’e’ qualcosa di poetico… e
allora perche’ no.
“Perché
nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello
se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume,
per noi. E qualcuno – un padre, un amore, qualcuno- capace di
prenderci per mano e di trovare quel fiume – immaginarlo,
inventarlo – e sulla sua corrente posarci, con la
leggerezza di una sola parola…”
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