Tuesday, April 24, 2012

Spostamento compulsivo



Pai (Thailand), 19 aprile 2012

Ho passato una notte insonne a Ko Lanta, rimproverandomi di aver dedicato troppo tempo al sud della Thailandia. Avrei dovuto pianificare meglio , avrei dovuto evitare Ko Phi Phi… Presa dall’ansia di non avere abbastanza giorni per visitare il nord, data l’imminente scadenza del visto, l’indomani ho comprato un biglietto, ho salutato Obelix e ho iniziato a risalire il Paese. A meta’ strada, giocherellando con il passaporto tra le mani, mi e’ caduto l’occhio sulla data di scadenza del visto: 20 maggio. Maggio. Maggio?? Non aprile: maggio! Tra un mese! Ho passato una seconda notte insonne in pullman, rimproverandomi di non aver controllato prima il passaporto. Avrei potuto visitare quell’altra isoletta, avrei potuto  salutare Obelix con piu’ calma… il condizionale alle volte e’ piu’ forte di qualunque caffe’ e il debito di sonno pesa addosso piu’ di qualunque zaino. Non so a cosa fosse dovuta questa urgenza di spostarmi, di non sprecare tempo; mi sono data la spiegazione che ogni donna tiene pronta in borsetta (e generalmente e’ quella giusta): sara’ il ciclo. Quale momento del ciclo  non ha importanza, e’ un jolly sempre valido.
Non volendo cadere nella logica dello spostamento compulsivo tipico dei 15 giorni di ferie, ho attuato una terapia d’urto e mi sono obbligata a fermarmi qualche giorno a Pai, una cittadella tranquilla a nord-ovest. Cosi’, eccomi qua. Sono state giornate calme, spese tra le stradine di campagna e le viuzze della citta’ , dove mi sono impegnata a collezionare piccole abitudini che fanno tanto vita di paese. Ho affittato il mio primo motorino da sola e l’ho guidato con l’entusiasmo di una quattordicenne; colonna sonora: The Doors, Riders on the Storm, che non c’entra niente, ma ha il mood giusto per i miei 40 all’ora fissi. Tutto attorno, campi, piccoli villaggi e montagne all’orizzonte. La Valchiusella, isomma.


Rimarro’ qui ancora un giorno, poi mi spostero’ in Laos. Ho deciso di entrarci facendo un viaggio di due giorni in barca sul Mekong. Mi aspetto qualcosa di molto turistico: credo che solo in vacanza si possa decidere di buttare via due giorni per fare lo stesso percorso che via terra si farebbe in una giornata. Spendendo probabilmente la meta’. Ma pazienza: mi piace l’idea di entrare in un nuovo Paese lentamente, seguendo il percorso imposto dal fiume… c’e’ qualcosa di poetico… e allora perche’ no.

Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno – un padre, un amore, qualcuno- capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume – immaginarlo, inventarlo – e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola…”

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