La verita’ e’ che viaggiare con Tim e’ una figata. Perche’ ha la
mente sfacciatamente libera da ogni convenzione, per cui si crea attorno
delle situazioni in cui io non sarei mai inciampata da sola.
Ad esempio, sentendo provenire da chissa’ dove musica laotiana a
tutto volume, se sei una persona sana di mente ti chiudi nel bungalow e
ti infili dei tappi nelle orecchie; se sei me, ti dici che in fondo, per
quanto sia insostenibile gia’ dopo i primi dieci minuti (perche’ e’
davvero insostenibile!), fa tutto parte della cultura del posto, quindi
lo accetti passivamente; se invece sei Tim: “It’s a party!!!” e ti lanci
in strada alle dieci di sera seguendo la musica. Tim, ok, probabilmente
hai ragione, e’ una festa, ma magari e’ una festa privata… ecco, viene
da oltre quel cancello, visto? Festa privata a cui non siamo stati
invitati. Pazienzina! Ora torniamo al bungalow e cerchiamo di farcene
una ragione, eh? E’ stata una bella passeggiata notturna, abbiamo visto
che anche qui la gente sa spassarsela, ora possiamo tornare a casetta,
eh Tim? Tim?? Tiiiim!! Ma Tim non ha sentito una parola. Tim oltrepassa
il cancello che evidentemente nella sua testa non coincide con il
concetto di barriera e avanza verso la gente a braccia aperte: “Heey!!
There’s a party here!”
Non ho idea di dove siamo, ma a vederlo cosi’ si direbbe il cortile
di un pluriuso (sicuramente non lo e’); la scalinata del capannone fa da
palco a due casse giganti e ad una pianola che eroga in loop la stessa
base per ogni canzone. Si tratta di un karaoke: i cantanti si alternano
facendo su e giu’ tra palco e pista da ballo. Di fronte, tavolate e
panche sotto a gazebo bianchi, piatti di plastica, bottiglie vuote,
avanzi di cibo nei vassoi e bicchieri di non si sa piu’ chi pieni di non
si sa piu’ cosa… uguale alla Festa dell’Unita’, solo stinta di rosso.
Il bello e’ che la reazione immediata al nostro ingresso in scena e’
rifilarci due bicchieri di birra e invitarci a sedere e a brindare a…
gia’, a cosa brindiamo? “Cosa stiamo festeggiando?” urlo nell’orecchio
del mio vicino di tavolata. “Capodanno!” Come capodanno? Di nuovo?!
“Capodannoo!!” e va be’, e allora brindiamo all’anno nuovo, cosa devo
farci? Ma la cosa mi convince poco… Sono tutti vergognosamente
ubriachi; un po’ per cortesia, un po’ perche’ e’ divertente, diventiamo
due marionette nelle mani di una folla impazzita: bevete! Ballate! Balla
con lei! Sedetevi! Bevete! Balla con me! Bevete! Riposatevi! Bevete!
Balliamo! Bevete! Bevete! Bevete! Essendo completamente astemia e per
giunta a stomaco vuoto, dal terzo bicchiere in poi versaro la mia birra
nel bicchiere di Tim, che invece e’ allenato e rimane sobrio anche sulle
lunghe distanze. Insomma, una situazione senza senso, la gente ci parla
in lao e non capiamo niente, qualcuno prova a comunicare in inglese ma
non capiamo niente lo stesso… ridiamo tanto, ecco, questo si’.
L’indomani mattina troviamo le stesse persone ancora a cantare e
ballare in un bar del villaggio, all’ingrsso un cartello dice “unitevi a
noi: oggi si mangia e si beve gratis”. Salutiamo calorosamente i nostri
nuovi amici, ma ci guardiamo bene dal fermarci: iniziare la giornata a
sorsi di birra e karaoke potrebbe esserci fatale. Nel posto in cui ci
sediamo a mangiare chiedo informazioni alla proprietaria e pare che non
sia un giorno festivo, comunque sicuramente non capodanno.
Chissa’ cosa diavolo abbiamo festeggiato.
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