Thursday, May 3, 2012

Alla festa dell'Unita'




Nong Khiaw (Laos), 28 aprile 2012

La verita’ e’ che viaggiare con Tim e’ una figata. Perche’ ha la mente sfacciatamente libera da ogni convenzione, per cui si crea attorno delle situazioni in cui io non sarei mai inciampata da sola.
Ad esempio, sentendo provenire da chissa’ dove musica laotiana a tutto volume, se sei una persona sana di mente ti chiudi nel bungalow e ti infili dei tappi nelle orecchie; se sei me, ti dici che in fondo, per quanto sia insostenibile gia’ dopo i primi dieci minuti (perche’ e’ davvero insostenibile!), fa tutto parte della cultura del posto, quindi lo accetti passivamente; se invece sei Tim: “It’s a party!!!” e ti lanci in strada alle dieci di sera seguendo la musica. Tim, ok, probabilmente hai ragione, e’ una festa, ma magari e’ una festa privata… ecco, viene da oltre quel cancello, visto? Festa privata a cui non siamo stati invitati. Pazienzina! Ora torniamo al bungalow e cerchiamo di farcene una ragione, eh? E’ stata una bella passeggiata notturna, abbiamo visto che anche qui la gente sa spassarsela, ora possiamo tornare a casetta, eh Tim? Tim?? Tiiiim!! Ma Tim non ha sentito una parola. Tim oltrepassa il cancello che evidentemente nella sua testa non coincide con il concetto di barriera e avanza verso la gente a braccia aperte: “Heey!! There’s a party here!”
Non ho idea di dove siamo, ma a vederlo cosi’ si direbbe il cortile di un pluriuso (sicuramente non lo e’); la scalinata del capannone fa da palco a due casse giganti e ad una pianola che eroga in loop la stessa base per ogni canzone. Si tratta di un karaoke: i cantanti si alternano facendo su e giu’ tra palco e pista da ballo. Di fronte, tavolate e panche sotto a gazebo bianchi, piatti di plastica, bottiglie vuote, avanzi di cibo nei vassoi e bicchieri di non si sa piu’ chi pieni di non si sa piu’ cosa… uguale alla Festa dell’Unita’, solo stinta di rosso.



Il bello e’ che la reazione immediata al nostro ingresso in scena e’ rifilarci due bicchieri di birra e invitarci a sedere e a brindare a… gia’, a cosa brindiamo? “Cosa stiamo festeggiando?” urlo nell’orecchio del mio vicino di tavolata. “Capodanno!” Come capodanno? Di nuovo?! “Capodannoo!!” e va be’, e allora brindiamo all’anno nuovo, cosa devo farci? Ma la cosa mi convince poco…  Sono tutti vergognosamente ubriachi; un po’ per cortesia, un po’ perche’ e’ divertente, diventiamo due marionette nelle mani di una folla impazzita: bevete! Ballate! Balla con lei! Sedetevi! Bevete! Balla con me! Bevete! Riposatevi! Bevete! Balliamo! Bevete! Bevete! Bevete! Essendo completamente astemia e per giunta a stomaco vuoto, dal terzo bicchiere in poi versaro la mia birra nel bicchiere di Tim, che invece e’ allenato e rimane sobrio anche sulle lunghe distanze. Insomma, una situazione senza senso, la gente ci parla in lao e non capiamo niente, qualcuno prova a comunicare in inglese ma non capiamo niente lo stesso… ridiamo tanto, ecco, questo si’.
L’indomani mattina troviamo le stesse persone ancora a cantare e ballare in un bar del villaggio, all’ingrsso un cartello dice “unitevi a noi: oggi si mangia e si beve gratis”. Salutiamo calorosamente i nostri nuovi amici, ma ci guardiamo bene dal fermarci: iniziare la giornata a sorsi di birra e karaoke potrebbe esserci fatale. Nel posto in cui ci sediamo a mangiare chiedo informazioni alla proprietaria e pare che non sia un giorno festivo, comunque sicuramente non capodanno.
Chissa’ cosa diavolo abbiamo festeggiato.

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