Tuesday, May 29, 2012

Campo minato e solitario

Pakse’ (Laos), 21 maggio 2012



Ho lasciato senza troppo dispiacere Vientiane: ciao bulli, ciao francesi con denti di coniglio, ciao vicino di dormitorio che passi le serate ad alitare fumo sulle cartoline cercando di dimostrare che cosi’ le immagini cambiano… ciao! Statemi bene, io vado a sud.
Sono ora a Pakse’, una cittadina usata come punto di transito per i due siti di maggior interesse turistico al sud: il Bolaven Plateau e le Siphan Don (Quattromila Isole). Nessuno riusciva a spiegarmi cosa fosse questo benedetto Bolaven Plateau: “E’ bellissimo, se puoi vacci!” “Si’, ma cos’e’?” “Tu vacci”. E proviamoci, tanto ho tempo da perdere. Mi ero fatta l’idea che si trattasse di un altipiano; niente di piu’ sbagliato: e’ un posto. Mi spiego: la Valchiusella e’ una valle, Mappano e’ un comune, il Vercellese, be’, il Vercellese e’ un posto. Il Bolaven Plateau e’ un’area attraversata da una strada circolare che unisce diversi paesini e villaggi tra montagne, campi e soprattutto cascate, cascate ovunque. Ed e’ effettivamente un bel posto. Un tratto di strada e’ costeggiato da alberi con fiori rossissimi e carretti che vendono frutta colorata, le montagne sullo sfondo, il verde… molto bello. Credo di essermi assuefatta alle cascate, perche’ il mio cervello ha iniziato a scomporne il concetto ed e’ arrivato alla definizione di “acqua che cade”. A due chilometri da qui c’e’ dell’acqua che cade, andiamo a vederla? Capirai che entusiasmo se la si mette cosi’… comunque, anche l’acqua che cade non e’ male. Un po’ come le cascate.
Il mio nuovo coinquilino tedesco si chiama Patrick e sogna di fare il missionario per convertire la gente alLa Verita’. Prima sognava di fare il calciatore. Io credo che non ci sia niente di male nel correre dietro a un pallone. Abbiamo passato qualche giorno assieme dividendo l’affitto dello scooter e le ore di guida e scorrazzando per il Plateau. Il primo giorno, camminando nella campagna per cercare di raggiungere un villaggio in cui dormire, ci siamo persi (Ormai e’ la prassi!). Credendo di aver intuito la direzione da prendere per raggiungere il sentiero giusto, mi sono incamminata tagliando attraverso un campo. Patrick mi ha fermata dopo pochi passi: “Forse non dovresti camminare li’!” Immobile, mi sono guardata attorno senza capire… non sto pestando le piantine, non c’e’ nessuno a minacciarmi con un forcone… “Perche’?” “Ci sono ancora delle mine!” “In un campo coltivato??” ho continuato la traversata con lui dietro, presa dai miei pensieri. E’ vero, in Laos ci sono ancora delle mine, ma certo non in un campo come questo, in cui la gente si e’ spezzata la schiena per arare a mano ogni centimetro quadro di terreno ogni anno negli ultimi chissa’ quanti anni… come puo’ pensare alle mine? Ecco perche’ mi cammina sempre dietro! Da quando siamo partiti! Che uomo e’ uno che mi lascia avanzare pensando che potrei esplodere davanti ai suoi occhi? Certo, io ho fatto la stessa cosa con il russo… ma non temevo che sarebbe esploso, diamine! Speravo solo che spaventasse eventuali serpenti prima che potessi vederli io. Forse sono la sua mulatta da combattimento che gli apre la strada tra le mine. Forse e’ coraggioso, se mi segue nonostante tema di saltare per aria ad ogni passo. Chissa’ che paura ha addosso, poverino… Alla fine, ognuno ha i suoi problemi, mi dico. Siamo arrivati a destinazione, ognuno con le proprie irrazionali paure in testa.
La sistemazione nei villaggi e’ diventata molto divertente da quando ho imparato ad esprimere i miei bisogni in lao. La possibilita’ di comunicare a parole ha sancito il passaggio dal livello Cita al livello Tarzan e questo ha portato ad un ulteriore aumento dell’ospitalita’. Il rischio e’ che si venga invitati a condividere davvero di tutto, anche una colazione a base di locuste fritte e birra. Le locuste fritte sono ottime, ma la birra… a me… a colazione… mai piu’. Mi spiace rifiutare, mi sento estremamente inopportuna, ma proprio non mi piace. D’ora in poi terro’ sempre in tasca un blister di compresse e lo usero’ come scusa per declinare gentilmente l’offerta. Proviamo cosi’.
Passero’ ancora qualche giorno tra il Bolaven Plateau e Pakse’, poi andro’ a sud, mentre Patrick continuera’ a nord. E’ strano abituarsi cosi’ velocemente alla presenza di qualcuno e dopo pochi giorni vederlo sparire, sapendo che probabilmente non lo si incontrera’ mai piu’. Ci si aiuta tanto a vicenda, si cammina assieme per un pezzetto di strada (tra mine, pitoni e spauracchi vari ed eventuali), ogni volta e’ un piccolo lutto. Mi chiedo se mi abituero’ anche a questo, come all’acqua che cade.


No comments:

Post a Comment