Due di notte. Usciamo dal supermercato con il necessario per il
pranzo al sacco di domani. Di solito non facciamo cosi’ tardi, ma oggi
avevamo una persona da salutare e siamo rimasti alzati ad aspettare che
arrivasse il pullman a portarla via. E di solito non mangiamo panini, ma
domani passeremo la giornata ad Angkor Wat, dove con ogni probabilita’
il cibo sara’ caro come l’oro, per cui meglio essere previdenti.
Camminando in silenzio sulla via verso la nostra guest house, gli occhi
mi si chiudono da soli. Ripenso a quando, con questa stessa stanchezza
addosso, uscivo di casa per andare a fare la notte e mi sembra di
tornare con la mente ad una vita precedente. E’ la voce allarmata di
Aritz a riaccendermi l’attenzione: “Cosa succede??” Guardo avanti, c’e’
un motorino fermo a bordo strada ad una ventina di metri da noi, una
ragazza alla guida; di fianco, sul marciapiede, una persona ne atterra
un’altra e cerca di sferrare qualche colpo… sembrano due ragazzini, e’
tutto molto lento, quasi fossero due amici che giocano. Li’ per li’ mi
pare eccessivo che Aritz si lanci di corsa verso di loro, ma in quel
momento l’aggressore alza un braccio, ha una cintura in mano ed e’
chiaro che non sta scherzando quando cerca di colpire… ok, non stanno
giocando. Aritz lo blocca da dietro e lo alza “Hey! Hey, fermo! Basta!”
Ci avviciniamo tutti e vedo che non si tratta di un ragazzino, ma di un
uomo, giovane e di corporatura piuttosto minuta. E la persona a terra
non e’ un suo amico, ma una donna: sua moglie, come continua a ripetere
l’uomo, mentre si dimena nella stretta di Aritz “Non importa se e’ tua
moglie! Le fai male cosi’, basta!” Non siamo gli unici presenti: oltre
alla ragazza sullo scooter, ci sono altri due uomini, due passanti
suppongo. Cercano di calmare l’uomo dicendogli qualche parola in khmer e
anche loro ripetono ad Aritz “Ok, ok, e’ sua moglie…”, quasi a volerlo
tranquilizzare. Aritz, dal canto suo, non ha alcun bisogno di essere
tranquillizzato, ha il pieno controllo di se stesso, non c’e’ la minima
traccia di aggressivita’ nei suoi gesti, solo fermezza; non alza la
voce, non istiga, non e’ brusco, e’ solo irremovibile: basta. L’uomo e’
evidentemente ubriaco, per questo i suoi movimenti erano cosi’ lenti e i
colpi scarsamente efficaci. Tiene ancora la moglie per i capelli quando
Aritz lo lascia, vedendo che ormai si sta calmando e tenerlo fermo
servirebbe solo ad irritarlo di piu’. Sentendosi libero, lui accenna
ancora a sbattere la testa della donna contro un albero, ma e’ un
movimento cosi’ lento e debole che Aritz fa in tempo a bloccarlo senza neanche doversi
affrettare troppo. Alla fine lascia la presa e la donna sale sullo
scooter con l’altra ragazza. Bene, ora se ne vanno, penso. Invece no:
aspettano che anche il marito salga a bordo. Noi rimaniamo un po’
straniti, Aritz vorrebbe impedirgli di avvicinarsi allo scooter, ma i
due passanti lo rassicurano: “E’ tutto ok, tutto ok, e’ sua moglie”.
L’uomo e’ tranquillo ora, la donna pure, si stringe all’altra per fargli
spazio; la ragazza alla guida ingrana la marcia e si allontanano tutti e
tre, come se nulla fosse successo.
Torniamo alla guest house, all’ingresso attraversiamo il corridoio in cui il proprietario dorme su una brandina sotto ad una zanzariera, come si usa da queste parti. Cerchiamo di non far rumore per non svegliarlo: chissa’ quante volte viene svegliato ogni notte da tutta la gente che rientra o esce o chiede cose… Aritz entrando in stanza dice solo una cosa: “Questa notte voglio dormire nudo” non dira’ altro riguardo all’accaduto, neppure nei giorni successivi. Sono abbastanza sicura che ci sia un nesso, qualcosa che ha a che fare con l’istinto dell’esemplare maschio, il simpatico e il parasimpatico… robe che io non potro’ mai capire realmente perche’ sono nata con le ovaie. Ad ogni modo, dormi pure come vuoi, ci mancherebbe altro. Martin invece ha la desolazione stampata in faccia e credo di sapere perche’, ha a che fare con qualcosa che mi ha confidato tempo fa; lo abbraccio. “Stai bene?” “.. sono solo arrabbiato…” e questo invece lo riesco a capire. Capisco quanto possa logorarti dentro una rabbia che non trovera’ mai un unico colpevole su cui sfogarsi. “Non essere arrabbiato… hey?… stai rispettando ogni donna al mondo per il modo in cui abbracci me ora” “Davvero?” “Si’” “Grazie” E lo so che non ha senso, grammaticalmente e concettualmete, che il rispetto non e’ un’azione attiva, che con il mio accento strampalato in inglese dev’esser suonato in modo ridicolo, pero’ credo che lui abbia capito lo stesso. Lo spero davvero.
Torniamo alla guest house, all’ingresso attraversiamo il corridoio in cui il proprietario dorme su una brandina sotto ad una zanzariera, come si usa da queste parti. Cerchiamo di non far rumore per non svegliarlo: chissa’ quante volte viene svegliato ogni notte da tutta la gente che rientra o esce o chiede cose… Aritz entrando in stanza dice solo una cosa: “Questa notte voglio dormire nudo” non dira’ altro riguardo all’accaduto, neppure nei giorni successivi. Sono abbastanza sicura che ci sia un nesso, qualcosa che ha a che fare con l’istinto dell’esemplare maschio, il simpatico e il parasimpatico… robe che io non potro’ mai capire realmente perche’ sono nata con le ovaie. Ad ogni modo, dormi pure come vuoi, ci mancherebbe altro. Martin invece ha la desolazione stampata in faccia e credo di sapere perche’, ha a che fare con qualcosa che mi ha confidato tempo fa; lo abbraccio. “Stai bene?” “.. sono solo arrabbiato…” e questo invece lo riesco a capire. Capisco quanto possa logorarti dentro una rabbia che non trovera’ mai un unico colpevole su cui sfogarsi. “Non essere arrabbiato… hey?… stai rispettando ogni donna al mondo per il modo in cui abbracci me ora” “Davvero?” “Si’” “Grazie” E lo so che non ha senso, grammaticalmente e concettualmete, che il rispetto non e’ un’azione attiva, che con il mio accento strampalato in inglese dev’esser suonato in modo ridicolo, pero’ credo che lui abbia capito lo stesso. Lo spero davvero.
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