Tuesday, July 31, 2012

Viagi esistenziali




Paesino di pescatori (Vietnam), 17 luglio 2012

Non so dove sono. In un posto di cui non conosco il nome nel sud est del Vietnam. E’ un paesino di pescatori, le case sono basse e colorate. C’e’ il sole, mare azzurro, cielo azzurro, vento, silenzio e odore di pesce. Pesci lasciati a seccare al sole su banchi di fianco alle entrate delle abitazioni. Molte porte sono aperte e passandoci davanti si intravvede l’interno di casa. Alle volte c’e’ un corpo steso a terra o su un’amaca, a dormire nel fresco della penombra. E’ l’ora in cui chi e’ furbo, potendo, rinuncia ad ogni attivita’ e sta alla larga dal sole, le stradine sono deserte. Cosi’ come la spiaggia. Le barche galleggiano a pochi metri da riva.


Lasciata alle spalle la citta’ principale, gli hotel, i ristoranti, i semafori, abbiamo guidato a casaccio costeggiando piu’ o meno il mare, e siamo arrivati qui. Credo siano questi per me i posti migliori, quelli trovati per caso, quelli liberi da ogni aspettativa e da ogni tentativo di apparire, di vendersi agli occhi dei visitatori. La citta’ abbruttisce e incattivisce. Qualunque citta’. In un Paese come il Vietnam, dove e’ chiaro da subito che tendenzialmete la gente non ha lo stesso carattere morbido dei laotiani, mi fa ancora piu’ piacere rifugiarmi nella tranquillita’ e nell’umanita’ di posti come questo.
Ecco un punto su cui questo viaggio mi sta cambiando: mi chiedo se saro’ ancora in grado di vivere in citta’. Forse no. Forse non sono piu’ disposta a rinunciare alla bellezza e alla tranquillita’ in cambio della comodita’. Vedremo.
Oh, finalmente posso dire anch’io di star cambiando! No, perche’ pare che viaggiando tutti diventino dei transformers. C’e’ chi abbandona il pallone e prende sotto braccio la Bibbia, chi capisce che la marca dei jeans non e’ poi cosi’ importante, chi smette di programmare ossessivamente ogni istante della propria vita… io ho iniziato a bere un caffe’ al mattino quasi tutti i giorni. Quasi! Sono pessima! Un signore in Laos mi ha addirittura detto questo: “In India ho imparato a mangiare quando ho fame e dormire quando ho sonno: anni fa dormivo otto ore a notte, sprecavo il mio tempo! Ora ne dormo cinque. Ma soprattutto, in India ho imparato che se si sorride a una persona… quella persona ci sorride”. Mah. Io non ho detto niente, che ognuno ha diritto di vedere le cose come meglio crede, pero’, India o non India, per quel che ne so dormire cinque ore a settant’anni forse potrebbe anche essere normale. Non so… con quel che costano i biglietti aerei, c’e’ davvero bisogno di andare cosi’ lontano a cercare un equilibrio interno? Questi discorsi sui viaggi esistenziali mi lasciano sempre un po’ perplessa. Vada per i cambiamneti, ma i viaggi esistenziali mi puzzano di forzatura.

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