Western Mongolia, 8-29 agosto 2012
Oggi mi sono svegliata in un mattino perfetto. Abbandonata l’idea di
dedicarmi a qualunque attivita’ utile per il gruppo, mi sono messa a
correre. E ho desiderato di poter correre per sempre. Non di farlo. Solo
di poterlo fare, di fermarmi per il desiderio di fermarmi e non per la
fatica. Lungo la strada, alle volte si incontrano branchi di cavalli
selvaggi che pascolano silenziosi sul questi prati sconfinati. Se gli si
corre in contro a braccia larghe, impauriti, si mettono a trottare
verso l’orizzonte. Il senso di liberta’ ti prende a schiaffoni in
faccia.
Nonostante il forte desiderio di proseguire, dopo un tempo purtroppo
imbarazzante, mi sono arresa, col fiatone. Facendo stretching sulla riva
del lago, con il sole alle spalle e la mia lunghissima ombra come
specchio perfetto, ascoltando la colonna sonora di Into the wild (che
sara’ scontata, ma assolutamente opportuna), ho pensato che questo e’
proprio volersi bene. Il lago e’ un mare di acqua dolce con ondicelle
gentili, non se ne vede la fine. Ogni tanto mi sembra di sentire una
voce e mi tolgo un auricolare, ma sono solo gabbiani. Non c’e’ nessuno,
fin dove sono in grado di vedere.
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