Thursday, January 3, 2013

Le bestiole nella testa (come iniziare bene)

Jakarata (Indonesia), 24 dicembre 2012

Quando atterro all’aeroporto di Jakarta, la mia preparazione non va oltre all’avere una vaga idea di dove si trovi Jakarta sulla cartina dell’Indonesia. Ma questo non e’ un problema: ho a disposizione abbondanti ore di luce per raccapezzarmi. Arrivo con un debito di sonno e di riposo considerevole. E anche questo non e’ un problema: basta trovare una sistemazione alla veloce, buttarcisi dentro e spegnersi fino ad avvenuta ricarica. L’unico vero problema sono i Queen. Perche’ se hai passato senza soluzione di continuita’ ventiquattr’ore in un treno indiano, poi trenta (record!) nella sala d’attesa dell’areoporto di Mumbay, poi non so bene quante di volo con un vicino logorroico che non ti ha permesso di chiudere occhio, allora e’ importante che ci sia una comunicazione lucida tra il corpo -che ha bisogno di riposo- e la mente -che deve affrettarsi a metterlo nella condizione di poter riposare-. Con i Queen questa lucidita’ si perde.
Arrivo in centro citta’, scendo dal pullman e anziche’ chiedere informazioni mi metto a camminare in una direzione a caso sotto il sole tropicale delle 13, lungo uno stradone chilometrico, con lo zaino pesante, perche’ sto ascoltando “Don’t stop me now”; ci sono le palme, ci sono i grattacieli, c’e’ Freddy, sono felice e commetto l’errore di sentirmi carica di un’energia che in realta’ non ho. Qundo me ne accorgo ed, esausta, mi decido a smettere di vagare a caso, sono troppo lontana da zone di interesse turistico per cui nessuno sa darmi indicazioni in inglese o capire cosa diavolo stia chiedendo. Questo mi rallenta di precchio, ma alla fine riesco a trovare una camera; e’ l’ultima rimasta (gia’ che e’ Natale!), e’ minuscola ma pur sempre una stanza, accetto, pago e mi ritiro con gioia “nei miei appartamenti”.
La solitudine amplifica tutto. Paura, tristezza, commozione… e’ piu’ facile prender tutto un po’ troppo sul serio quando si e’ da soli. Quando mi chiudo la porta alle spalle resto sola con i miei pensieri e subito mi convinco di una cosa.
Ci sono un sacco di leggende metropolitane che spopolano tra i viaggiatori, alcuni ne parlano, tutti ne hanno sentito parlare da gente che racconta in prima persona o in terza o anche in quarta e quinta alle volte. Una leggenda (che possa esser verita’ non e’ da dubitare; ma proprio in questo consistono le leggende metropolitane) e’ quella dei bagagli rubati dal bagagliaio del pullman durante un viaggio notturno; un’altra e’ quella di esser stati drogati a propria insaputa con qualche pastiglia sciolta nel bicchiere da cui si stava bevendo; un’altra ancora e’ quella delle cimici dei letti.
Sono sola in una stanza microscopica, ci sono un letto singolo, uno scaffalino, un ventilatore e basta, niente finestre, null’altro: di fatto solo io e il letto. Lo guardo. E ho la certezza: ci sono le bestiole. Non ho prove, ma me lo sento: ci sono le bestiole nel letto. Inizia una sorta di dialogo tra la mia razionalita’ e me, cerco di dirmi che “non c’e’ ragione per credere che ci siano le bestiole” “Ma potrebbero esserci!” “Avrebbero potuto esserci in qualunque materasso su cui hai dormito fin ora, ma non ci sono mai state” “Eh, ma questa volta ci sono!” “Cosa te lo fa credere?” “Eh, me lo sento!” “Perche’ te lo senti?” “Eh, no, non e’ che me lo sento: e’ che ci sono!” la mia razionalita’ riesce a convincermi a rimandare il problema e andare a mangiare… forse basta distrarsi un attimo per vedre le cose piu’ lucidamente.
Mangio, mi lavo, chiacchiero, uso internet, torno in stanza quasi convinta che non ci sia alcun problema; chiudo la porta, guardo il letto e… “Ci sono le bestiole” Turna?! Combattere contro le proprie convinzioni e’ dura, e’ come amputarsi un arto da soli, e’ troppo, non ne ho la forza ora. Cosi’ assecondo i miei deliri e la prima giornata in Indonesia si chiude con una stanza microscopica, un letto singolo intatto e una misera me buttata a dormire sui propri vestiti distesi a terra. 


Fa un caldo porco, ma punto il ventilatore verso il letto vuoto in modo da creare un flusso di corrente che impedisca alle bestiole di saltarmi addosso (si’ perche’ nel frattempo sono diventate dei mostri assassini pronti all’agguato) e come ulteriore misura preventiva copro ogni centimetro di pelle. Perche’ se c’e’ una qualita’, anzi, un superpotere di cui la natura mi ha generosamente dotata e’ quello di patire il freddo anche con quaranta gradi. Ed ecco che finalmente posso trarne vantaggio.

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