Thursday, January 3, 2013

Un cattivo amante





 Cherai (India), 20 dicembre 2012 

Nonostante lo scarso tempo a disposizione, decidiamo di spostarci ulteriormente a sud per raggiungere Kate, la ragazza russa che assieme a Martin e ad Aritz ha fatto parte della mia “famiglia itinerante” per un pezzetto di strada.
Durante il viaggio in treno, ad un certo punto lascio il mio posto per andare in bagno, ne esco e lungo il corridoio trovo Martin in piedi di fronte alla porta aperta che fuma una sigaretta guardando fuori. “It’s beautiful here!” mi dice; io mi avvicino per guardare, lui si sporge per farmi spazio ma un piede gli scivola, perde l’equilibrio e vola fuori. Con un gesto atletico anche piuttosto elegante riesce ad aggrapparsi alla maniglia del treno, rimane a penzoloni qualche secondo, poi fa forza con le braccia, si tira su’ ed e’ di nuovo in piedi di fronte a me. Pallido. Io lo guardo e riesco a dire solo “Martin!!” con un blando tono di rimprovero, poi mi giro e torno a sedermi. Rimango un attimo in stato catatonico e rivedo tutta la scena e quando lui viene a sedersi di fronte a me ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Rido fino alle lacrime. Uno dei momenti piu’ surreali della mia vita. Una scena tratta da un film d’avanguardia in cui dialoghi, azioni e reazioni non c’entrano nulla gli uni con gli altri. Uno fa un tiro di sigaretta, “bello qui!” e… hop! si lancia giu’ da un treno in corsa, senza urlare, senza sguardi di terrore, nulla; e la reazione dell’altra e’… di fatto nessuna, l’altra rimane assolutamente immobile, inespressiva, esterrefatta, non sussulta, non allunga una mano, nulla. E dopo che lui ha rischiato di morire, lei rompe il silenzio “Martin!” con lo stesso tono che userebbe con un bambino che abbia, chesso’, ruttato al ristorante, poi se ne va come se nulla fosse successo. E fortuna che non e’ successo nulla! Va be, andiamo dalla russa… 



Bello ritrovare qui Kate dopo averla salutata in Cambogia, fa sembrare il mondo un po’ piu’ piccolo. Veniamo ospitati nella casa che divide con due ragazzi russi, Ivan e Vladimir e per qualche giorno riscopro il piacere delle faccende di domestiche. Come cucinare, passare la scopa, fare la spesa… puo’ sembrare assurdo, ma mi mancava. Non che non sia mai entrata in un negozio a comprar qualcosa, ma mi mancava comprare il sale grosso, l’olio, il detersivo dei piatti… quelle piccolezze che fanno tanto casa. Non solo Martin ed io passiamo momenti interminabili a prometterci di cucinarci i nostri piatti forti con un entusiasmo quasi infantile, ma addirittura arriviamo a scattarci le foto al supermercato, mettendoci in posa davanti agli scaffali col carrello… momenti intensi!



Qui, nello stato di Kerala, consumiamo gli ultimi giorni in India alternano casa, spiaggia e compagnia di amici di amici. Dunque, e’ finita l’India. E forse posso azzardarmi a dire che e’ finita bene, tutto sommato. Ripenso ai primi giorni in questo Paese, cerco di mettere sui piatti della bilancia l’amore e l’odio… ma e’ come se fosse tutto amalgamato, fastidio intensissimo e ugualmente intensa ammirazione. Alla fine devo dar ragione a Paul, come sempre. Quando all’inizio mi lamentavo di quanta energia ti toglie questo Paese e mi chiedevo se ci sarei mai tornata, Paul mi ha detto “Hai ragione, l’India toglie tanto. Ma da anche tanto in cambio. Vedrai che alla fine deciderai di tornarci, perche’ l’India e’ come un cattivo amante: per quanto ti maltratti, ogni volta ti ritrovi a desiderare di rivederlo”.
E allora saluto il mio cattivo amante con la promessa di un addio che non sapro’ mantenere, Kate con un arrivederci, Martin con un “promettimi di non buttarti giu’ dai teni in corsa”. E continuo da sola. 

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