In Indonesia i trasporti terrestri offrono un ampio ventaglio di
scelta. Per le lunghe distanze ci sono pullman e treni. Nelle grandi
citta’ ci sono autobus, treni urbani, taxi, bajaj (nome indonesiano per
tuk tuk o rickshaw), ojet (moto taxi), becak (bici taxi).
Al di fuori delle grandi citta’, in particlare sulle isole piu’ piccole, pare tutto un po’ piu’ improvvisato, ma estremamente efficiente: grossomodo chiunque abbia un’auto si puo’ proporre come taxi e chiunque abbia una moto come ojet. E io lo trovo furbo: se sto andando da qualche parte e riesco a caricare qualcuno, rendo un servizio, riduco i costi e riduco i consumi.
Al di fuori delle grandi citta’, in particlare sulle isole piu’ piccole, pare tutto un po’ piu’ improvvisato, ma estremamente efficiente: grossomodo chiunque abbia un’auto si puo’ proporre come taxi e chiunque abbia una moto come ojet. E io lo trovo furbo: se sto andando da qualche parte e riesco a caricare qualcuno, rendo un servizio, riduco i costi e riduco i consumi.
C’e’ poi un altro mezzo di trasposto, il mio preferito: il bemo.
I bemo sono minivan privati che coprono in genere tratti medio-lunghi al di fuori delle citta’. Ma dato che passano diverso tempo a girare per collezionar clienti prima di partire, possono essere usati anche per muoversi in citta’ nel circuito classico tra il centro e il terminal dei bus.
I proprietari dei bemo sono maschi, sono tendenzialmente giovani e sono affetti da una tamarraggine che mi e’ impossibile descrivere; detto cio’, i bemo non sono altro che uno specchio della loro anima: sono decorati con disegni a spray di cavalli alati al galoppo, fiammate, coniglietti di PlayBoy o donnine a dire il vero sexy ma mai volgari e scritte sberluccicanti del tipo “Hasta la victoria” “No woman no cry” “Special Edition” “Number One Express” “I don’t care!”; all’interno, sul cruscotto e appesi al parabrezza, pullulano peluches a mio parere piu’ consoni al fondo letto di una dodicenne e adesivi vari ed eventuali con nomi di cantanti o marchi famosi: Marlboro, Calvin Klein, Harley Davidson, Mercedes, Alice. Giuro: Alice, l’adsl.
I bemo sono minivan privati che coprono in genere tratti medio-lunghi al di fuori delle citta’. Ma dato che passano diverso tempo a girare per collezionar clienti prima di partire, possono essere usati anche per muoversi in citta’ nel circuito classico tra il centro e il terminal dei bus.
I proprietari dei bemo sono maschi, sono tendenzialmente giovani e sono affetti da una tamarraggine che mi e’ impossibile descrivere; detto cio’, i bemo non sono altro che uno specchio della loro anima: sono decorati con disegni a spray di cavalli alati al galoppo, fiammate, coniglietti di PlayBoy o donnine a dire il vero sexy ma mai volgari e scritte sberluccicanti del tipo “Hasta la victoria” “No woman no cry” “Special Edition” “Number One Express” “I don’t care!”; all’interno, sul cruscotto e appesi al parabrezza, pullulano peluches a mio parere piu’ consoni al fondo letto di una dodicenne e adesivi vari ed eventuali con nomi di cantanti o marchi famosi: Marlboro, Calvin Klein, Harley Davidson, Mercedes, Alice. Giuro: Alice, l’adsl.
L’autista del bemo non e’ un semplice autista: quando si siede al
volante e’ il Re del Bemo. Quando poi inizia a guidare e’ il Re della
Strada. E quando attacca la musica… non ce n’e’ per nessuno: quando
attacca la musica e’ il Re del Mondo. Le casse e i sedili vibrano sui
bassi, gli acuti perforano i timpani, ogni tentativo di comunicazione e’
reso impossibile, tutti sembrano indifferenti (c’e’ chi dorme!) o
infastiditi (e chi invece usa gli auricolari come tappi per le
orecchie), ma nessuno oserebbe mai batter due dita sulla spalla del Re
del Mondo e chiedergli di ridurre la manifestazione del suo immenso
potere.
Cosi’ si avanza con scolarette musulmane col capo velato, suorine col crocifisso al collo, ragazzi con l’IPhone in mano, donne anziane con abiti tradizionali, mamme che allattano, sacchi di riso, scatoloni, una volta addirittura un maiale legato in un sacco… il tutto ben shakerato sulle note di Eminen, Adele, Gangnam Style, Ai se eu te pego, generica house music e alle volte rari pezzi da collezione tipo la Macarena.
Cosi’ si avanza con scolarette musulmane col capo velato, suorine col crocifisso al collo, ragazzi con l’IPhone in mano, donne anziane con abiti tradizionali, mamme che allattano, sacchi di riso, scatoloni, una volta addirittura un maiale legato in un sacco… il tutto ben shakerato sulle note di Eminen, Adele, Gangnam Style, Ai se eu te pego, generica house music e alle volte rari pezzi da collezione tipo la Macarena.
L’unico che sembra davvero apprezzare la musica e’ l’assistente,
ovvero lo scagnozzo del re, il cui compito principale e’ quello di
restare appeso al bemo, in piedi sulla porta aperta. Da questa posizione
strategica, lo scagnozzo puo’ urlare ai passanti la destinazioe del
bemo, far cenno all’autista di rallentare se qualcuno deve salire
(rallentare, non fermarsi: ci si ferma se c’e’ da caricar qualcosa di
grosso, il resto si fa grossomodo al volo), prendere i soldi da chi
scende, far cenno alle altre macchine di fermarsi agli incroci o durante
manovre particolari per lasciar passare il Re della Strada.
Il bemo regola la propria corsa in relazione agli altri bemo: la
competizione e’ forte, alle volte si avanza lentissimi, vuol dire che un
altro bemo e’ appena passato e l’autista vuol dare tempo a nuovi
clienti di affacciarsi in strada; un attimo dopo ci si lancia in una
corsa disperata, vuol dire che si ha un bemo alle spalle e non gli si
vuole dare l’occasione di superare o che il bemo davanti e’
sufficientemente vicino da provare a superarlo mentre lui rallenta per
caricare clienti.
E cosi’, i bemo si rincorrono accelerando e rallentando, inglobano ed eiettano passeggeri, attraversano foreste di bamboo e palmeti o costeggiano litorali e lanciano al cielo il loro urlo di battaglia… eee macarena, ae’!!
E cosi’, i bemo si rincorrono accelerando e rallentando, inglobano ed eiettano passeggeri, attraversano foreste di bamboo e palmeti o costeggiano litorali e lanciano al cielo il loro urlo di battaglia… eee macarena, ae’!!
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