Tuk Tuk (Indonesia), 25 marzo 2013
Oggi stavo camminando scalza, concentrando lo sguardo sul terreno per
controllare dove mettessi i piedi, quando, senza motivo, ho notato la
mia ombra e mi sono trovata a formulare questi pensieri:
1.Sto camminando quasi senza proiettare ombra.
2.Ogni 21 marzo i raggi del sole colpiscono perpendicolarmente l’equatore.
3.Sono a poche centinaia di chilometri a nord dell’equatore e oggi è il 25 marzo.
4.Oggi è il 25 marzo.
5.E’ passato un anno esatto dal giorno della mia partenza.
Un anno, un giro di Terra attorno al sole. Eppure sembra un giorno, una giravolta di Terra su se stessa.
Il giorno della partenza e questo giorno mi sembrano a un primo sguardo vicini come l’1 e il 2. Ma se mi soffermo a pensare a cosa ci sia lí in mezzo, esattamente come tra l’1 e il 2, vedo una distanza virtualmente infinita: infinite immagini dopo la virgola. Mi piacerebbe averne alcune davanti a me, catturate in piccole istantanee, ne farei un grande collage; se fossero immagini “introspettive”, in grado di rappresentare graficamente emozioni o idee, basterebbe guardarle per avere una lettura chiara, profonda e immediata di tutto quel che significano.
Mi ero ripromessa di celebrare questo anniversario fermandomi a pensare per ricavare qualche considerazione da questa esperienza. Ebbene: non ne sono in grado! Ma me ne rendo conto solo ora: serve il famoso passo indietro per contemplare il quadro. Serve la distanza. E magari una bella cornice.
Il giorno della partenza e questo giorno mi sembrano a un primo sguardo vicini come l’1 e il 2. Ma se mi soffermo a pensare a cosa ci sia lí in mezzo, esattamente come tra l’1 e il 2, vedo una distanza virtualmente infinita: infinite immagini dopo la virgola. Mi piacerebbe averne alcune davanti a me, catturate in piccole istantanee, ne farei un grande collage; se fossero immagini “introspettive”, in grado di rappresentare graficamente emozioni o idee, basterebbe guardarle per avere una lettura chiara, profonda e immediata di tutto quel che significano.
Mi ero ripromessa di celebrare questo anniversario fermandomi a pensare per ricavare qualche considerazione da questa esperienza. Ebbene: non ne sono in grado! Ma me ne rendo conto solo ora: serve il famoso passo indietro per contemplare il quadro. Serve la distanza. E magari una bella cornice.
Abbandonata l’idea delle considerazioni intelligenti, ho deciso di
concedermi un regalo oggi: una meritatissima lista! (Non posso credere
che in un anno sia riuscita a trattenermi dal pubblicare una lista in
questo blog…) Dunque:
LISTA DELLE 10 PICCOLE AZIONI A CUI PENSO CON VELATA
NOSTALGIA E CHE ORA MI PAIONO NON SEMPLICE COMFORT MA PURA MAGIA
ELENCATE SECONDO PRIORITA’
- fare la doccia con acqua calda;
- bere l’acqua del rubinetto;
- buttare la carta igienica nel cesso;
- avere un appuntamento (inteso come dover incontrare taluno alla talora in talposto);
- consultare gli orari di mezzi di trasporto pubblici e (addirittura!) poter riporre un buon 90% della mia fiducia in quel che predicono (ok, 75% per i treni);
- leggere il prezzo della merce sul cartellino e non doverlo discutere con il venditore (questo mi fa venire i brividi solo a pensarci);
- vedere come, on line, ad un mio click del mouse segue un cambiamento quasi istantaneo sullo schermo del computer.
- rispondere al citofono (“Chi é?” “Posta!”)
- inserire vestiti sporchi ed estrarre vestiti puliti dalla lavatrice (avevo davvero abbastanza vestiti da RIEMPIRE una lavatrice?!);
- utilizzare il 100% delle mie capacitá comunicative, il ché implica il non dovermi portare appresso una penna e un foglio per disegnare quel che non so esprimere a parole (ma questo lo lascio all’ultimo posto, perché in realtá mi diverte).
- bere l’acqua del rubinetto;
- buttare la carta igienica nel cesso;
- avere un appuntamento (inteso come dover incontrare taluno alla talora in talposto);
- consultare gli orari di mezzi di trasporto pubblici e (addirittura!) poter riporre un buon 90% della mia fiducia in quel che predicono (ok, 75% per i treni);
- leggere il prezzo della merce sul cartellino e non doverlo discutere con il venditore (questo mi fa venire i brividi solo a pensarci);
- vedere come, on line, ad un mio click del mouse segue un cambiamento quasi istantaneo sullo schermo del computer.
- rispondere al citofono (“Chi é?” “Posta!”)
- inserire vestiti sporchi ed estrarre vestiti puliti dalla lavatrice (avevo davvero abbastanza vestiti da RIEMPIRE una lavatrice?!);
- utilizzare il 100% delle mie capacitá comunicative, il ché implica il non dovermi portare appresso una penna e un foglio per disegnare quel che non so esprimere a parole (ma questo lo lascio all’ultimo posto, perché in realtá mi diverte).
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