Le Pulau Banyak sono un gruppo di isolette a nord-ovest di Sumatra.
C’é chi dice siano novantanove, chi ne conta solo trenta e qualcosa…
poco importa: il nome é un buon compromesso e mette d’accordo tutti:
Pulau Banyak significa infatti tante isole.
La quantificazione delle isole pare essere un problema diffuso in tutta l’Indonesia, il ché potrá sembrare strano: sapiamo quanti protoni ci sono nel nucleo di un atomo di tungsteno, possibile che delle isole ci mettano ancora in difficoltá?? Il fatto é che qui non si tratta di una semplice questione di cifre: perché limitarsi alla rigiditá della matematica senza prendere in considerazione l’estetica del numero? C’é un gruppo di isole a nord di Flores, sono incontestabilmente piú di venti, ma dato che il 17 agosto é festa nazionale, si é deciso di chiudere un occhio e chiamarle Tujuh Belas Pulau: le Diciassette Isole. Dunque, se proprio c’é bisogno di numerare le Pulau Banyak, perché non scegliere un numero che sappia di qualcosa? Tipo novantanove.
La quantificazione delle isole pare essere un problema diffuso in tutta l’Indonesia, il ché potrá sembrare strano: sapiamo quanti protoni ci sono nel nucleo di un atomo di tungsteno, possibile che delle isole ci mettano ancora in difficoltá?? Il fatto é che qui non si tratta di una semplice questione di cifre: perché limitarsi alla rigiditá della matematica senza prendere in considerazione l’estetica del numero? C’é un gruppo di isole a nord di Flores, sono incontestabilmente piú di venti, ma dato che il 17 agosto é festa nazionale, si é deciso di chiudere un occhio e chiamarle Tujuh Belas Pulau: le Diciassette Isole. Dunque, se proprio c’é bisogno di numerare le Pulau Banyak, perché non scegliere un numero che sappia di qualcosa? Tipo novantanove.
Le Pulau Banyak non sono molto battute dai visitatori. Alcune sono
abitate, poche offrono sistemazioni per eventuali turisti, tra queste vi
sono un costossisimo surfing camp e un centro di conservazione per
tartarughe marine che puó ospitare volontari.
Ho scelto un’isola, Palambak, e qui mi sono fermata, evitando di rimbalzare insensatamente da un’isola all’altra con barchette rumorose e inquinanti. Rinunciare per preservare, lo stesso motivo per cui ho deciso di non andare in Papua (“Ma in Papua si possono ancora vedere gli indigeni!!” appunto, lasciamoli stare).
Ho scelto un’isola, Palambak, e qui mi sono fermata, evitando di rimbalzare insensatamente da un’isola all’altra con barchette rumorose e inquinanti. Rinunciare per preservare, lo stesso motivo per cui ho deciso di non andare in Papua (“Ma in Papua si possono ancora vedere gli indigeni!!” appunto, lasciamoli stare).
A Palambak non c’é nulla, se non quattro bungalow, un bagno e una
cucina. Tanto sole, tante palme, mare, spiaggia e tanto silenzio.
Adoro questa luce, adoro i colori che accende e il modo in cui i temporali lontani fanno colare il cielo fino al mare.
Mi piace immergermi in questo azzurro, rimanere a galleggiare supina sotto al sole, ad occhi chiusi… quando li riapro il paesaggio é desaturato; non proprio un bianco e nero, ma quasi; poi piano piano la luce si toglie dai miei occhi e va a ridare colore alle cose, fino a saturarle di blu.
Adoro questa luce, adoro i colori che accende e il modo in cui i temporali lontani fanno colare il cielo fino al mare.
Mi piace immergermi in questo azzurro, rimanere a galleggiare supina sotto al sole, ad occhi chiusi… quando li riapro il paesaggio é desaturato; non proprio un bianco e nero, ma quasi; poi piano piano la luce si toglie dai miei occhi e va a ridare colore alle cose, fino a saturarle di blu.
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