Melbourne, 1
Marzo 2014
Lo scorso 31
ottobre, trovandomi negli Stati Uniti, ho avuto modo di vivere il mio primo
vero Halloween. Per “vero” intendo giorni e giorni di preparativi, decorazioni,
senso d’attesa per la grande festa, non quelle quattro zucchine che compaiono
da noi, che i Santi il giorno dopo le guardano chiedendosi “Oh, ma queste??”.
Ma ahimè,
nonostante tutto attorno a me non facesse altro che suggerire l'imminente Trick or treat, sono
in qualche modo riuscita a dimenticare quali siano le implicazioni pratiche che
tale festivitá comporta.
La sera del 31
ottobre mi coglie dunque sola in casa, assorta in una conversazione via Skype,
completamente ignara della tragedia che sta per consumarsi, quando
all’improvviso...
...toc toc.. qualcuno bussa alla porta. Strano. Non bussa mai
nessuno. Il breve istante di stupore viene presto sotituito dal presagio: non
sará mica... vado alla porta, la apro e le mie paure vengono confermate dalla
scena agghiacciante che mi ritrovo davanti: una bambinetta bionda
infiocchettata in un pomposo abito da principessina rosa, che mi guarda con gli
occhi del cucciolo di gufo. Dietro di lei, a pochi metri di distanza sul
marciapiede, due giovani genitori osservano attenti, pronti ad intervenire per
proteggere la loro cucciola d’uomo con la vita se necessario. Solo io posso
immaginare cosa sta per succedere e l’ansia inizia a crescere in me.
Perchè? Perchè a
me? Come posso farle questo? Non sa che con il suo sacchettino rosa e le
braccine tese mi porge il potere di farle del male e io vorrei evitarlo, ma non
c’è modo, non ci sono parole sufficientemente dolci per dirlo... “Dolcetto o
scherzetto?” coraggio Nicole, devi dirlo... “Mi dispiace... non ho caramelle!”
la madre da dietro mi fa eco incredula: “NON HAI CARAMELLE???” nooo, signora,
non infierisca! Non si rende conto che ferire sua figlia mi uccide?? Non ho
caramelle! Non le ho comprate, non ci ho pensato! Cosa posso fare per
rimediare, per non estirpare la fiducia nel genere umano dal cuore di questa
principessina rosa? Posso postrarmi? Posso flagellarmi? Posso... hey! Che idea!
“Posso darti dei muffins!” Andata. Le passo uno dei muffins omaggiatici qualche
ora prima dalla madre di Martin e li guardo allontanarsi verso la casa
successiva.
Mi chiudo la
porta alle spalle con sollievo, ma so bene che il pericolo non è ancora
scampato: la stessa scena potrebbe ripetersi un numero infinito di volte e il numero
finito di muffins non potrá salvarmi per sempre. C’è solo una soluzione:
diventare invisibile. Barricarmi in casa come se fossi ricercata dalla finanza,
far sparire ogni traccia di vita.
Spengo tutte le
luci, tiro le tende e vado a chiudermi in camera da letto, che da sul retro
della casa. Sola, al buio, il collegamento Skype come unico preziosissimo conforto morale, sento un angosciante vociare di bambini oltre il
vetro della finestra... ad ogni loro risatina un brivido mi percorre la
schiena.
Quando tornano gli altri? Quando tornano?
Quando? Maledetti bambini.
No comments:
Post a Comment