Wednesday, March 19, 2014

Halloween (una storia di terrore)

Melbourne, 1 Marzo 2014

Lo scorso 31 ottobre, trovandomi negli Stati Uniti, ho avuto modo di vivere il mio primo vero Halloween. Per “vero” intendo giorni e giorni di preparativi, decorazioni, senso d’attesa per la grande festa, non quelle quattro zucchine che compaiono da noi, che i Santi il giorno dopo le guardano chiedendosi “Oh, ma queste??”.
Ma ahimè, nonostante tutto attorno a me non facesse altro che suggerire l'imminente Trick or treat, sono in qualche modo riuscita a dimenticare quali siano le implicazioni pratiche che tale festivitá comporta.

La sera del 31 ottobre mi coglie dunque sola in casa, assorta in una conversazione via Skype, completamente ignara della tragedia che sta per consumarsi, quando all’improvviso... 
...toc toc.. qualcuno bussa alla porta. Strano. Non bussa mai nessuno. Il breve istante di stupore viene presto sotituito dal presagio: non sará mica... vado alla porta, la apro e le mie paure vengono confermate dalla scena agghiacciante che mi ritrovo davanti: una bambinetta bionda infiocchettata in un pomposo abito da principessina rosa, che mi guarda con gli occhi del cucciolo di gufo. Dietro di lei, a pochi metri di distanza sul marciapiede, due giovani genitori osservano attenti, pronti ad intervenire per proteggere la loro cucciola d’uomo con la vita se necessario. Solo io posso immaginare cosa sta per succedere e l’ansia inizia a crescere in me.
Perchè? Perchè a me? Come posso farle questo? Non sa che con il suo sacchettino rosa e le braccine tese mi porge il potere di farle del male e io vorrei evitarlo, ma non c’è modo, non ci sono parole sufficientemente dolci per dirlo... “Dolcetto o scherzetto?” coraggio Nicole, devi dirlo... “Mi dispiace... non ho caramelle!” la madre da dietro mi fa eco incredula: “NON HAI CARAMELLE???” nooo, signora, non infierisca! Non si rende conto che ferire sua figlia mi uccide?? Non ho caramelle! Non le ho comprate, non ci ho pensato! Cosa posso fare per rimediare, per non estirpare la fiducia nel genere umano dal cuore di questa principessina rosa? Posso postrarmi? Posso flagellarmi? Posso... hey! Che idea! “Posso darti dei muffins!” Andata. Le passo uno dei muffins omaggiatici qualche ora prima dalla madre di Martin e li guardo allontanarsi verso la casa successiva.
Mi chiudo la porta alle spalle con sollievo, ma so bene che il pericolo non è ancora scampato: la stessa scena potrebbe ripetersi un numero infinito di volte e il numero finito di muffins non potrá salvarmi per sempre. C’è solo una soluzione: diventare invisibile. Barricarmi in casa come se fossi ricercata dalla finanza, far sparire ogni traccia di vita.
Spengo tutte le luci, tiro le tende e vado a chiudermi in camera da letto, che da sul retro della casa. Sola, al buio, il collegamento Skype come unico preziosissimo conforto morale, sento un angosciante vociare di bambini oltre il vetro della finestra... ad ogni loro risatina un brivido mi percorre la schiena.
Quando tornano gli altri? Quando tornano? Quando? Maledetti bambini.



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