Tuesday, March 25, 2014

L'Autogrill e la mia Melbourne





Melbourne, 10 Marzo 2014

Io volevo andare ad Adelaide a dire il vero. Perché è il nome di mia cugina, fa pandan. Invece per ragioni ugualmente convincenti –tant’è che me le sono giá dimenticate-, sono finita a Melbourne.
I primi giorni in Australia sono stata colpita dall’iperattivitá che caratterizza ogni mio arrivo in un posto nuovo e in circa una settimana ho fatto ció che normalmente farei in sei mesi: conto in banca, codice fiscale, abbonamento ai mezzi pubblici, tessera della biblioteca, ho trovato casa e sostenuto tre colloqui di lavoro con un indice di successo del 100%.
Poi le cose si sono un po’ arenate: il primo colloquio (e prova) da Toto’s Pizza House e il secondo da un tale Fernando, purtroppo non hanno mai portato a nessun lavoro, per motivi in parte legati al mio essere ingenuamente corretta in un mondo di squali. Era per non dire stupida, ecco l'ho detto.
Fortunatamente c’era stato il terzo colloquio per una posizione come Personal Care Assistant con un’agenzia... che dopo solo un mese di attesa ha iniziato a darmi qualche sporadico turno in ospedale.
Diciamo che ho avuto tempo per guardarmi attorno e conoscere la cittá.
Melbourne é una cittá moderna con i grattacieli al centro e un’area urbana e suburana che si estende in ampiezza circa all’infinito. Approssimando per difetto. 



Vorrei spezzare una lancia in favore della cittá che é stata eletta “cittá piú vivibile del mondo” negli ultimi non so quanti anni: non si puó dire che sia una brutta cittá, non credo sia possibile trovarcisi davvero male (e qui si alza il coro di “Grazie per la tua rilevante opinione”). MA, personalmente, non posso neanche dire di trovarmici particolarmente bene. Manca qualcosa, qualcosa di non tangibile, difficilmente spiegabile e per me assolutamente indispensabile. Manca identitá.
La metafora migliore che sono riuscita a trovare per descrivere quel che provo qui, è quella dell’Autogrill. Ció che mi manca qui é la stessa cosa che rende un bar diverso da un Autogrill. Per me Melbourne è come un Autogrill che ha tutto ció che serve, magari é pure perfettamente pulito, non manca mai il Camogli, c’è sempre un bagno libero, il personale dietro al bancone è cordiale e non si sbaglia sul resto... ma non sará mai all'altezza del peggiore dei bar di paese. E l’idea di fare colazione in Autogrill tutte le mattine, di vivere in un Autogrill, mi spegne qualcosa dentro.


Fortunatamente ho trovato casa in un quartiere in cui l’identitá non manca: Footscray. Ovvero la Porta Palazzo di Melbourne, il Bronx dei buoni. A Footscray convivono pacificamente una grossa comunitá asiatica e una africana e come tutti i quartieri dove culture diverse vivono gomito a gomito, dove i negozi hanno degli odori, dove non c’è un concetto di pulizia ma ce ne sono tanti, anche Footscray è considerato pericoloso. Ma generalmente chi lo considera pericoloso non ci è mai stato o ci è stato poco. Io ora ci vivo, non mi sono mai sentita minimamente a disagio, tantomeno in pericolo. Apprezzo i mercati vietnamiti, dove ritrovo molti dei sapori dell’Asia che hanno segnato il mio viaggio dell’anno scorso. Apprezzo il senso di fratellanza dimostratomi da tutti gli etiopi che mi sorridono e fermano per strada facendomi interminabili  discorsi in una lingua che non capisco (mi succede anche con gli indiani, i nordafricani, alcuni indonesiani, i brasiliani, sporadici cubani e i Testimoni di Geova). Ma soprattutto, apprezzo l’autenticitá del posto.

Abito in una casetta a due passi da un parco enorme con una coppia: Coco, peruviano, e Theresa. Nonostante il mio acuto spirito d’osservazione, oltretutto allenato dalla professione, la prima volta che ho visto Theresa ho pensato fosse peruviana pure lei. La seconda volta che l’ho vista ho notato due cose: non é peruviana ma cinese. Ed é incinta. Di otto mesi.
Bé, lo era all’epoca, ora non lo é piú e si é aggiunta alla fauna di casa una piccola cinoperuvianina a cui sono molto affezionata.
E questa é la mia Melbourne.


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