Sunday, April 27, 2014

Codice grigio



Melbourne (Australia), 12 Febbraio 2014

Inizio il turno di notte con un paziente in ossigeno terpia. Come spesso succede, percepisce la mascherina come un ostacolo alla respirazione piú che un aiuto, cosí, comprensibilmente, ogni tanto se la toglie, il monitor starnazza,  lui si agita e piú si agita peggio respira e peggio respira piú si agita... ma basta poco a convincerlo e dopo qualche boccata d’ossigeno si tranquillizza di nuovo. Nulla di ingestibile.
Succede ad un certo punto che riesce a stringere il tubicino dell’ossigeno in maniera tale che le mie manine non riescono a liberarlo dalle sue manone e non c’è verso di convincerlo o distrarlo, per cui ingenuamente suono il campanello per attirare l’attenzione dell’infermiere e chiedergli un aiuto. Non l’avessi mai fatto!
Da quel momento la situazione precipita: l’infermiere prima prova a convincerlo con calma per svariati minuti. Ma anche la Montalcini sarebbe poco avvezza al ragionamento se non stesse ricevendo abbastanza ossigeno, infatti il poverino è sempre piú confuso, sempre piú agitato, sempre piú aggressivo. Quando dico aggressivo non bisogna immaginarsi un ultras con una svastica tatuata sul petto, armato di ascia e fatto di cocaina, ma un signore sulla settantina con un camice di cotone bianco che dice ad alta voce “NO! NO! VATTENE!” ed estende le braccia nude col chiaro intento ti tenerci lontani, non di picchiarci. A quel punto, spinto da ragioni che ad ora mi sfuggono, l’infermiere lo fa: prende il dect che ha appeso ai pantaloni e chiama un Codice Grigio.




La politica interna di questo ospedale è quella di tutelare sia l’utenza che gli operatori, per cui ogni operatore (me compresa) ha con sè un dect e nel momento in cui si senta minacciato per qualunque motivo, deve chiamare il numero d’emergenza, comunicare la propria posizione e richiedere un Codice Grigio (o Nero se l’aggressore è armato). Subito in tutto l’ospedale risuona questo annuncio: PREGO, ATTENZIONE A TUTTO IL PERSONALE: CODICE GRIGIO IN CARDIOLOGIA STANZA 7. RIPETO, CODICE GRIGIO IN CARDIOLOGIA STANZA 7!
Lo sento spesso quando lavoro qui, tra l’altro ad un volume abbastanza fastidioso da tenermi sveglia assieme ai calcoli in colonna quando faccio le notti, e mi sono sempre chiesta cosa succeda di fatto... ecco, succede questo: l’infermiere prende il dect e chiama un Codice Grigio, anche con una certa solennitá. Poi mi guarda e mi dice “Stai indietro e porta le sedie fuori dalla stanza!” Eh?? Le sedie? A questo punto sono curiosa come una scimmia, porto fuori le sedie scalpitando, perché questi australiani mi riservano spesso grandi sorprese: cosa succede adesso? Cosa potrá mai succedere sta volta?? 
Succede che l’annuncio risuona dagli altoparlanti e subito inizia ad accorrere gente: prima uno o due infermieri del reparto poi uno o due medici, poi altri infermieri, poi due agenti della sicurezza con le spalle larghe e la faccia severa, poi altri medici, poi altra gente che non ho idea di chi sia... in sei tengono il paziente sul letto, altri gli rimettono la mascherina e il saturimetro, due dottoresse valutano il flusso di ossigeno che non necessita variazioni, qualcuno fa domande sull’accaduto e scrive scartoffie... io, sbalordita dal marasma provocato dal mio semplice suonare il campanello e non vedendo come potrei anche solo fingermi utile, mi metto in un angolo e conto: tredici. Siamo in tredici in stanza!!
Per un attimo mi viene il dubbio: forse è in corso un trapianto multiorgano e non me ne sono accorta. Eppure no, è proprio solo un normalissimo signore che non vuole tenere l’ossigeno perché é confuso!
Quando la situazione rientra sotto controllo (ovvero esattamente com’era prima ch’io chiedessi aiuto), la gente se ne va sorridendo, salutandosi e ringraziandosi a vicenda e mi lasciano sola nella notte a risistemare le sedie proprio come dopo ad una festa -della quale mi è sfuggito il senso-. 
Diciamo che è indubbiamente rassicurante sapere e vedere che l’organizzazione in cui si lavora ha davvero tra le prioritá quella di proteggerti e ed è sacrosanto che come operatori sanitari non si accetti di sentirsi minacciati fisicamente o verbalmente... ma, nel caso specifico (e a dire il vero in tutti quelli a cui ho assistito successivamente), a me tutta questa mobilitazione per una mascherina sembra un tantino eccessiva. Sará che dalle mie parti non ho visto sollevare tanto casino neanche la volta in cui uno ha telefonato dicendo di aver nascosto una bomba. E fortuna che non era vero!


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