Wednesday, April 16, 2014

How are you?


Melbourne, 11 Febbraio 2014

Gli australiani sono gentili. Gentili oltre misura. Gentili al punto che ogni tanto il mio cervello va in tilt. In generale apprezzo molto tutto questo gentilume, ma c’è questa storia dell’How are you? a cui proprio faccio fatica ad abituarmi. 
Anche noi chiediamo come va o come stai o com’è. Telefoniamo ad un amico e “Pronto? Ah, ciao! Come va?” incontriamo qualcuno che conosciamo e “Hey, ciao! Come va?”... alle volte lo si intende davvero e siamo pronti a sentirci dire “lascia perdere, un disasto: temo che stiano per licenziarmi e sostituirmi con una bertuccia che ha ottenuto un punteggio piú alto del mio al colloquio, son tre notti che non dormo dall’ansia”, altre volte è solo questione di forma e rispodiamo “Bene, tu?” anche se ci siamo appena ripresi dal secondo attacco di panico dell’ultima mezzora... tutto dipende dalla profonditá della relazione, che è ció che legittima la domanda stessa. 
Qui invece il come va è legato al saluto ed essere due umani in uno stesso luogo e tempo, rappresenta relazione sufficiente per il saluto e quindi per il come va. Sali sull’autobus e l’autista ti dice “Buongiorno, come stai?”. Entri in un negozio e il commesso ti chiede “Ciao, come va?”, cammini per strada e qualcuno ti ferma “Scusa, ciao, come va? Sai mica in che direzione è la stazione?” 


Ora sono abituata  e solo raramente l’how are you mi coglie ancora di sorpresa, ma all’inizio mi gettava regolarmente nel panico: salivo sull’autobus “Buongiorno!” e l’autista “Buongiorno, come stai?” come sto?  Perchè mi chiede come sto? Sta a vedere che lo conosco e non l’ho riconosciuto! No, non lo conosco. E cosa vuole? Perchè si sta informando sul mio stato psicofisico? Adesso devo rispondergli davvero?? Ma poi devo sedermi qui vicino cosí chiacchieriamo? E cosa vuole che gli dica? “Ehm...bene. Grazie. E tu?” “Buongiorno, come stai?” ce l’ha giá con quello dietro di me. 
Ma non si fermano lí! In banca mi è successo questo: “Buongiorno” “Buongiorno, come va?” non mi fregate piú! “Bene, grazie” “Cosa posso fare per lei?” “Avrei bisogno di questo e quest’altro” “Mi faccia controllare il suo conto...” scrive delle cose al computer e poi, di colpo, senza nemmeno staccare gli occhi dallo schermo “Come sta andando la giornata?” SBAM!! ma cos... ? ma perch... ? cosa vuol... ? avró capito male! “Come, prego?” “Come sta andando la tua giornata?” “Ehm... bene. Grazie. E la tua?” “Ecco qua la ricevuta. C’é altro che posso fare per lei?” 
Aaaaahhh!! Che fasidio! Sentirmi sballottata dentro e fuori da sfere relazionali che per me hanno margini e linguaggi diversamente definiti!
Ma c’è da dire una cosa: a paritá di sostanza, nel momento in cui si lavora con un pubblico, ci si interfaccia con un cliente, la forma fa la differenza. E’ mille volte meglio sentirsi dire “Cosa posso fare per lei?” o “Come posso aiutarla”anziché “Sí, mi dica” o “Cosa deve fare?”, mille volte meglio sentirsi chiedere come é andata la giornata piuttosto che farsi venire il mal di pancia ogni volta che ci si deve presentare di fronte ad uno sportello.

No comments:

Post a Comment