Melbourne (Australia), 17 Febbraio 2014
Una cosa
che apprezzo molto di questo lavoro in ospedale è il fatto che ogni turno non
sia altro che un incontro ravvicinato di ore con una persona random. Essendo una che divora autobiografie di gente
a caso per il puro gusto di vedere quali storie incredibili racconta ogni vita,
ho davvero trovato pane per i miei denti.
Certo, non tutte le persone che assisto sono nelle condizioni di condividere esperienze di vita, ma quando capita l’interlocutore giusto, ascolto avidamente.
Certo, non tutte le persone che assisto sono nelle condizioni di condividere esperienze di vita, ma quando capita l’interlocutore giusto, ascolto avidamente.
L’Australia
ha un cuore antico, come ogni altro luogo al mondo. L’Australia ha anche un
cuore recente, frutto di un trapianto forzato operato dagli inglesi a fine 1700.
A quei tempi il consenso informato non era in voga, la libera scelta era
un concetto lontano e le conoscenze riguardo i rischi del rigetto ancora scarse.
Nonostante ció, il cuore nuovo ha iniziato a battere e quello vecchio, pur
devastato dalla procedura, non è stato estirpato del tutto.
Il cuore
nuovo dell’Australia è nato come inglese, ma è diventato presto un mischione
delle nazionalitá piú disparate e la maggior parte degli australiani di oggi, ieri
erano altro: erano persone ben radicate a casa loro che per necessitá, per
scelta, per caso, sono venute a popolare questa terra e oggi si ritrovano a
spalmare Vegemite sul pane imburrato.
Proprio qui,
in questo carnevale culturale, in queste stanze di ospedale, nonostante la
moquette per terra, a volte risuona forte l’eco dell’Europa del dopoguerra,
portato qui dalle onde dell’oceano piú
di mezzo secolo fa.
La figlia
di immigrati ungheresi, il soldato macedone, i molti italiani, i polacchi... la
seconda guerra mondiale ha sparato via persone con la stessa violenza di un
bicchiere che va in frantumi cadendo e
ho avuto la fortuna di ascoltare un po’ delle loro storie grazie a questo
lavoro. Ne sono grata.
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